Ho letto l’articolo di fiscoetasse.com e a mente fredda ha pensato che quando le cose si complicano, sembra che il contribuente diventi un bancomat da sfruttare. In breve riassumo che l’interpello, nato gratuitamente per aiutare i contribuenti, diventerà nel 2024 a pagamento o peggio!
Infatti il D.Lgs. n. 219 del 2023, in vigore dal 18 gennaio 2024, prevede che “La presentazione dell’istanza di interpello è in ogni caso subordinata al versamento di un contributo, destinato a finanziare iniziative per implementare la formazione del personale delle agenzie fiscali, la cui misura e le cui modalità di corresponsione sono individuate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze in funzione della tipologia di contribuente, del suo volume di affari o di ricavi e della particolare rilevanza e complessità della questione oggetto di istanza”.
Mi sembra che la decisione di far pagare una attività in base “al volume di affari o di ricavi e della particolare rilevanza e complessità della questione oggetto di istanza” appare inopportuna oltre che disincentivante! E poi mi chiedo se un contribuente deve pagare per ottenere un parere che non può essere impugnato, non sarebbe meglio rivolgersi a professionisti seri che si assumono la responsabilità dell’attività svolta e offrono anche una polizza assicurativa a tutela del cliente?
Da contribuente mi vien da dire: facciamo la Legge, la rendiamo così complicata da indurre a chiedere un parere e anziché ricevere assistenza gratuita da chi dovrebbe fornirla, mi si chiede un contributo che non è fisso ma variabile! Ma da commercialista, non posso fare a meno di notare che questa situazione sembra essere un’ottima opportunità di business a discapito del contribuente!